A Scuola con lo chef - PANETTONE - Maestro Riccardo Scevaroli
Uno dei dolci che
maggiormente preferisco e che regala emozioni intense ed uniche soprattutto nel
periodo invernale è di sicuro il panettone.
Ci sono un paio di storie
accreditate sulla sua origine, entrambe credibili e molto romantiche, possiamo
a scelta credere a una o all’altra ma sono convinto che nessuno possa obiettare
che fosse un dolce nato per una occasione speciale con il preciso intento di
impreziosirlo con materie prime di eccellente qualità.
Sarà il suo eccezionale
sapore di burro unito alla ricchezza organolettica dei canditi, la pasta
morbida che contrasta con una crosta croccante a fare del panettone uno dei
dolci preferiti per le festività invernali, un dolce ormai talmente famoso da
essere conosciuto in tutto il mondo e da meritarsi un disciplinare di
produzione che ne tutela il nome e le caratteristiche principali.
Il panettone è sicuramente
non solo emozionante al momento del consumo, ma è una delle migliori sfide per
chi si cimenta con ricette di lievitati di alto livello.
Esistono una molteplicità
di ricette ormai notissime, dire quale sia la migliore fra esse è impresa assai
ardua dato che la ricercatezza e il mix equilibrato degli ingredienti ne fanno
per ciascuno un prodotto unico dotato di grande carattere.
Abbiamo detto che il
panettone rientra in un disciplinare che ne definisce le caratteristiche ed i
contenuti minimi per poter assegnare ad un dato prodotto il nome di
“panettone”.
Il riferimento normativo di cui parliamo è il
DM 22 luglio 2005, in cui riassumendo possiamo assegnare il nome di panettone
ad un prodotto dolciario da forno a pasta morbida ottenuto per fermentazione
naturale da pasta acida. Si aggiunge anche che ha forma rotonda, crosta
superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico, alveolatura allungata e
aroma tipico della lievitazione a pasta acida.
Vengono quindi anche
fissate delle percentuali di contenuto minimo degli elementi caratterizzanti
ovvero:
·
materia grassa butirrica 16%
·
uvetta e scorze di agrumi canditi 20%
·
tuorlo 4%
Il DM ministeriale
conferisce anche la possibilità di utilizzare il lievito di birra in
combinazione alla pasta acida sino ad un massimo dell’1%.
Leggendo con attenzione il
disciplinare e vi invito a farlo, si può chiaramente capire come il voler
dettagliare il contenuto minimo di ingredienti caratterizzanti, la forchetta
sulla possibilità di aggiunte differenti da quelle sopracitate come
emulsionanti, conservanti, aromi naturali identici etc delineano un contorno inclusivo
del mondo industriale e non solo artigiano.
Il controllo sulle
percentuali minime è da farsi riportando ogni singolo ingrediente “al secco”,
metodo non semplicissimo per chi lo approccia le prime volte tanto che sul
predetto metodo è stata emessa un circolare esplicativa dove grazie alle
tabelle dell’INRAN si usano opportuni fattori di conversione da prodotto umido
a prodotto anidro. Il perché di questa esigenza è da ricercarsi nella necessità
di garantire il corretto contenuto delle materie prime citate indipendentemente
dal grado di idratazione e dall’umidità finale del prodotto. Vedremo quindi nel
dettaglio anche sulle ricette proposte la verifica di aderenza al disciplinare
per poter definire il ns prodotto con il nome di panettone.
Stresserò più volte il
concetto del disciplinare perché nelle ricette che ho deciso oggi di
condividere con il gruppo ce n’è una con solo lievito di birra. Va da se che a
quel prodotto, pur rispondendo per quelli che sono tutti i parametri di
contenuto minimo di ingredienti, e pur avendo un contenuto di lievito di birra
inferiore all’1%, non possiamo dare il nome di panettone non essendo ottenuto
da pasta acida (o meglio conosciuta come lievito madre dalla stragrande
maggioranza delle persone). Questa puntualizzazione la sento necessaria per
evitare qualsiasi critica futura che ne potrebbe nascere, quel prodotto sarà un
lievitato complesso, a più impasti, dal sapore finale simile ma non uguale a
quello di un panettone e caratterizzato dalla tendenza ad asciugare più in
fretta nei giorni successivi rispetto al panettone tradizionale. E’ sicuramente
un buon compromesso ed esercizio per chi non ha ancora dimestichezza nella
gestione del lievito madre, per chi approccia per le prime volte un lievitato
complesso o per chi semplicemente non dispone di un lievito madre e vuole
ugualmente provare le varie fasi di impasto simili ma non uguali a quelle di un
panettone.
Passiamo a vedere una
ricetta di panettone classico con lievito madre (quantità per due panettoni da
1 kg)
Partiamo dal rinfresco del lievito madre, che deve essere ben
maturo, per ottenere la quantità da utilizzare nel nostro panettone.
Generalmente ne faccio una quantità maggiore dello stretto necessario che andrò
ad usare nei giorni seguenti per altre preparazioni. Sono certo che gli scarti
dei due passaggi precedenti al terzo saprete riutilizzarli al meglio.
1° rinfresco – 4 ore
Prendere 70 gr di lievito
madre, 70 gr di farina W 370/390 P/L 0,55-0,60 e 28 gr di acqua (a 25°C).
Impastare il tutto senza
eccedere nella lavorazione per 5 minuti per ottenere un impasto unito e
omogeneo. Formare una palla e fare un taglio a croce. Porre in una ciotola
coperto da telo di lino a lievitare a 28-30°C con umidità del 70-75% fino a
raddoppio. Per verificare il raddoppio è utile usare una spia di controllo (un
poco di impasto messo in un contenitore graduato dove poter verificare il suo
reale raddoppio) ma vista la bassa quantità è possibile verificare a livello
visivo il raddoppio
2° rinfresco – 4 ore
Prendere 70 gr di lievito
madre dal precedente rinfresco, 140 gr di farina W 370/390 P/L 0,55-0,60 e 56
gr di acqua (a 25°C).
Impastare il tutto senza
eccedere nella lavorazione per 5 minuti per ottenere un impasto unito e
omogeneo. Formare una palla e fare un taglio a croce. Porre in una ciotola
coperto da telo di lino a lievitare a 28-30°C con umidità del 70-75% fino a
raddoppio. Per verificare il raddoppio è utile usare una spia di controllo (un
poco di impasto messo in un contenitore graduato dove poter verificare il suo
reale raddoppio) ma vista la bassa quantità è possibile verificare a livello
visivo il raddoppio
3° rinfresco – 4 ore
Prendere 70 gr di lievito
madre dal precedente rinfresco, 140 gr di farina W 370/390 P/L 0,55-0,60 e 56
gr di acqua (a 25°C).
Impastare il tutto senza
eccedere nella lavorazione per 5 minuti per ottenere un impasto unito e
omogeneo. Formare una palla e fare un taglio a croce. Porre in una ciotola
coperto da telo di lino a lievitare a 28-30°C con umidità del 70-75% fino a
raddoppio. Per verificare il raddoppio è utile usare una spia di controllo (un
poco di impasto messo in un contenitore graduato dove poter verificare il suo
reale raddoppio) ma vista la bassa quantità è possibile verificare a livello
visivo il raddoppio
Il lievito è quindi pronto
per essere utilizzato, togliere la crosta esterna prelevare la quantità desiderata
e la rimanenza fate un rinfresco 1:1 e poi conservate per le produzioni dei
giorni successivi.
1° impasto
Mettere nella bacinella
della planetaria il lievito naturale pronto e l’acqua ad una temperatura di
23-25°C, avviare la macchina e fare sciogliere il composto. Aggiungere lo
zucchero, e lasciar girare qualche minuto per incorporarlo. Aggiungere quindi
la farina e impastare fino a che il composto non sia perfettamente legato (ci
vorranno circa 15 minuti). Incorporare a questo punto il burro a pomata poco
per volta e lavorare fino a completo assorbimento (n.b. l’impasto deve essere
ben incordato per incorporare i grassi e ogni aggiunta va fatta una volta
incorporata la precedente). Aumentare di poco la velocità della planetaria per
ottenere un impasto legato, lucido e ben formato. Rallentare la macchina e
aggiungere i tuorli (a circa 14°C di temperatura) a filo e impastare, dopo aver
incorporato i tuorli, aumentando di poco la velocità fino a che l’impasto torna
lucido e ben legato.
L’impasto deve essere
tenace al tatto e asciutto e trovarsi ad una temperatura di 27°C per dare il
via ad una corretta lievitazione.
Preparare una bacinella
unta con burro mettere l’impasto, preparare una spia di lievitazione e mettere
il tutto a lievitare a 26-27°C con il 70-75% di umidità per circa 12 ore
(l’impasto dovrà triplicare di volume).
Se non si riesce a
garantire il controllo di umidità coprire l’impasto per una pellicola di nylon
per alimenti e se messo in forno mettere anche una bacinella di acqua per
garantire il corretto tasso di umidità.
2° impasto
Sgonfiare l’impasto dall’anidride
carbonica della lievitazione e metterlo nella bacinella della planetaria.
Mettere la farina e impastare fino a formazione di una bella maglia glutinica, inserire
lo zucchero e il miele dove sono stati messi in infusione gli aromi dalla sera
precedente e impastare per 5 minuti alla velocità più bassa e altri 5 minuti
alzando di un livello la velocità fino a completo assorbimento. Inserire
lentamente i tuorli (ad una temperatura di 14°C) in prima velocità della
planetaria fino a completo assorbimento ed impastare poi in seconda velocità
fino a che non si ottiene un impasto legato e uniforme.
Aggiungere in prima
velocità il burro cremoso e lavorare l’impasto fino a incorporarlo
completamente, sciogliere a microonde il burro di cacao e aggiungerlo
lentamente continuando ad impastare dopo incorporazione in seconda velocità finché
l’impasto non sarà lucido e ben legato.
Controllate ora la
temperatura e assicuratevi che non superi i 27°C.
Aggiungere il sale
disciolto in acqua e l’acqua lentamente e lavorare in prima velocità fino ad
assorbimento, passare in seconda velocità per circa 3 minuti per ottenere un
impasto lucido, legato e non bagnato al tatto.
Fermare la planetaria e
aggiungere i canditi e l’uvetta e impastare in prima velocità fino a
incorporazione.
Versare in una bacinella
di plastica imburrata e lasciar riposare un’ora a 26-28°C con umidità del 75% o
protetti da nylon alimentare. Terminato il riposo, a lievitazione dell’impasto
iniziata, spezzare l’impasto in pezzature da 1100 gr, procedere alla formatura
con la “pirlatura dell’impasto” ovvero l’impasto appoggiato al tavolo imburrato
viene fatto roteare come una trottola fra le mani per ottenere una forma
sferica regolare e per omogeneizzare la forza dell’impasto (pirla in dialetto
lombardo significa trottola).
Si lascia riposare 10-15
minuti e si procede ad una nuova pirlatura e si trasferisce l’impasto nei
pirottini e si mettono a lievitare nuovamente a 26-28°C con umidità del 75% o
protetti da nylon alimentare per 4-6- ore (ci si deve fermare a circa 3 cm dal
bordo del pirottino per un miglior risultato).
Trascorso questo tempo
lasciare 10-15 min a temperatura ambiente per far formare una pelle superiore.
Procedere alla scarpatura che può essere semplice (taglio a croce) o doppia (4
tagli che si incrociano a doppia croce). Si può lasciare così oppure sollevare
i lembi tagliando sottopelle, e si mettono al centro dei fiocchi di burro per
promuovere lo sviluppo nella direzione della scarpatura e per impedire un essicazione
prematura in cottura.
Cuocere a 180°C per 55 min
per le pezzature da 1 kg.
Passati 45 minuti circa
aprire un piccolo spiraglio nella porta del forno (o per chi ha un forno
professionale aprire i tiraggi) per scaricare il vapore in camera e favorire
l’asciugatura del prodotto. Poiché temperature e tempi sono fortemente
influenzati dalla forma della camera del forno, dalla modalità con cui si
distribuisce il calore, dal numero di pezzi in cottura etc misurare con un
termometro a sonda la temperatura al cuore che deve essere di 92°C.
Una volta cotti infilzare
con gli appositi ferri e lasciare riposare capovolti per 12 ore (diversamente
se stazionano meno di due ore non capovolti si ha il collasso della struttura).
Veniamo quindi al
confezionamento, con dei guanti di lattice prendere i panettoni e imbustarli in
sacchetti di propilene alimentare dove è stato nebulizzato alcool a 95°C in
precedenza.
Conservazione in ambiente
asciutto e fresco, da consumare entro 30 giorni.
Verifica ai sensi del DM 22 luglio 2005
Verifichiamo ora in
maniera tabellare il rispetto del contenuto minimo previsto dal decreto
ministeriale per poter affermare con certezza che il prodotto ottenuto possa
essere chiamato panettone.
La ricetta proposta è
perfettamente aderente ai requisiti del DM.
Note utili:
·
Manipolare sempre l’impasto su un piano imburrato e con
le mani imburrate nelle varie fasi per evitare che si possa attaccare
·
Per ottenere la pezzatura desiderata da 1 kg viene
utilizzato un impasto da 1100 gr per tenere conto della perdita in peso che si
ha in cottura.
Dolce lievitato a base di lievito compresso
Nel preparare questa
ricetta sono ovviamente partito dalla precedente, ho mantenuto la struttura a 3
impasti ma stravolto interamente l’assetto e la distribuzione degli ingredienti
per garantire un buon nutrimento dei lieviti sia nel primo che nel secondo
impasto ed una spinta sufficiente nell’ultima fase per ottenere un lievitato
alto e con il corretto tempo di maturazione per una farina di forza come quella
usata.
Impastare
la biga fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo, mettere a lievitare fino
a raddoppio.
1° impasto
Impastare
in planetaria in prima velocità farina, biga, lievito di birra sbriciolato e
uova per una 10ina di minuti fino a ottenere un impasto ben legato. Incorporare
il burro cremoso poco per volta e continuare ad impastare a bassa velocità fino
a completo assorbimento. Aumentare di poco la velocità della planetaria per
ottenere un impasto legato, lucido e ben formato. Rallentare la macchina e
aggiungere i tuorli (a circa 14°C di temperatura) a filo e impastare fino a che
l’impasto torna lucido e ben legato.
Preparare una bacinella
unta con burro mettere l’impasto, preparare una spia di lievitazione e mettere
il tutto a lievitare a 26-27 °C con il 70-75% di umidità per circa 4-6 ore
(l’impasto dovrà raddoppiare di volume).
Se non si riesce a
garantire il controllo di umidità coprire l’impasto per una pellicola di nylon
per alimenti e se messo in forno mettere anche una bacinella di acqua per
garantire il corretto tasso di umidità.
2° impasto
Trascorse le 4-6 ore
sgonfiare un poco l’impasto e metterlo nella bacinella della macchina insieme a
farina e far girare per cominciare a formare la maglia glutinica. Aggiungere le
uova e i tuorli e lavorare fino ad assorbimento. Unire in due riprese lo
zucchero continuando a lavorare fino ad assorbimento.
Terminare incorporando il
burro a pomata a cui sono stati mescolati gli aromi e il sale, aggiungendolo
poco per volta fino a completo assorbimento.
Preparare una bacinella
unta con burro mettere l’impasto, preparare una spia di lievitazione e mettere
il tutto a lievitare a 26-27°C con il 70-75% di umidità per circa 6-8 ore
(l’impasto dovrà raddoppiare di volume).
Se non si riesce a
garantire il controllo di umidità coprire l’impasto per una pellicola di nylon
per alimenti e se messo in forno mettere anche una bacinella di acqua per
garantire il corretto tasso di umidità.
Trascorso il tempo
procedere alla spezzatura dell’impasto e alla pirlatura facendo attenzione a
non sgonfiare eccessivamente l’impasto, e come per il panettone con lievito
madre e mettere nei pirottini a lievitare sino a raggiungere 3 cm sotto il
bordo del pirottino (ci vorranno 4-6 ore).
Eseguire la scarpatura
come per il panettone con lievito madre e cuocere a 180 gradi per 55 minuti
analogamente alla precedente ricetta.
A cottura effettuata (92°C
al cuore del prodotto) sfornare, infilzare con le pinze per panettone e
appendere a testa in giù il prodotto per 12 ore.
Imbustare con lo stesso
metodo del panettone con lievito madre.
Questo prodotto si essicca
molto rapidamente per cui si suggerisce il consumo in 7-10 giorni massimo.
Verifica ai sensi del DM
22 luglio 2005
Verifichiamo ora in
maniera tabellare il rispetto del contenuto minimo previsto dal decreto
ministeriale pur consapevoli che questo prodotto non potrà essere chiamato
panettone.
Dalla verifica emerge che
vengono rispettati i parametri principali dettati dal decreto ministeriale, ma
essendo un prodotto dolciario da forno a pasta morbida NON ottenuto per
fermentazione naturale da pasta acida, NON piò essere definito panettone.
Commenti
Posta un commento