MASTAZZOLA - Maria Antonella Calopresti
I "Mastazzola" sono dei biscotti tipici della zone di
Soriano Calabro e Serra San Bruno. Il dolce ha origini antichissime, è un
intreccio tra storia e leggenda tramandata negli anni da padre in figlio nel
corso delle generazioni. La leggenda ne assegna la diffusione ad un monaco
misterioso, apparso all’improvviso e sparito nel nulla, che li avrebbe offerti
generosamente ad una popolazione contadina e povera come quella di Soriano. Per
la storia, invece, l’introduzione dei mostaccioli si attribuisce ai monaci
certosini del centro di S. Stefano in Bosco vicino Serra S. Bruno. Poi ai
Domenicani del convento appunto di S. Domenico, sorto nel 1510, che hanno
insegnato e sostenuto tra gli artigiani locali l’arte pasticcera, fiorente tra
il 600 ed il 700, infatti tante sono di svariate forme riprodotte dai
cosiddetti "mastazzolari", che lavorano con le mani un comune
impasto. Le idee che poi vengono trasformate in immagini fantastiche,
espressione di vita quotidiana, di oggetti comuni, di leggende, sono simboli
del fluire del tempo, della superstizione, di miti di ricorrenze e di culto.
Forme libere, gruppi di animali, figure umane, e religiose.
Una collezione delle forme classiche di questi speciali biscotti
è raccolta presso il Museo di Palmi e il Museo Nazionale delle arti e mestieri
di Roma. In ogni caso incerta è l’origine dei mostaccioli, forse araba, anche
se il nome deriva dal latino “mustacea”, antica focacceria nuziale, o forse
magno -greca. Insomma questi fantastici biscotti sono presenti in tutte le
fiere e le sagre della Calabria, arrivano anche in Basilicata, Campania,
Sicilia, in Nord Italia, all’estero, e ovunque risiedono emigrati profondamente
legati alla propria terra, ai riti, alle feste patronali, al gusto e al
fascino, che con il loro profumo e il loro essere possono trasmettere anche a
notevole distanza.
Si tratta di biscotti duri fatti con farina e miele, (ed in
alcune versioni, anche mosto di vino caldo), aventi forme svariatissime e
decorati con carta stagnola vivacemente colorata. Le forme più prodotte sono il
pesce, il paniere, il cavallo, la donna, il cuore, la esse barocca e sono
decorati da strisce di carta stagnola colorata al rosso, verde ed argento. Le
forme di colore nero ( tipo il “cavallo di San Francesco” ), si ottengono per
bruciatura dello zucchero sul fuoco con pochissima acqua.
Tempo di realizzazione: 1 ora e 30 minuti + riposo
notturno impasto
Grado di
difficoltà (da 1 a 5): 2
Ingredienti:
500 g di farina debole
250 g di miele di castagno
250 g di mandorle
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
8 g di baking
2 chiodi di garofano macinati
1 g di cannella
500 g di farina debole
250 g di miele di castagno
250 g di mandorle
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
8 g di baking
2 chiodi di garofano macinati
1 g di cannella
Procedimento
Impastare farina, miele, baking, bicarbonato, chiodi di garofano e cannella fino ad ottenere un impasto omogeneo aggiungendo, se occorre, altro miele. Incorporare le mandorle; appallottolare il panetto e mettere a riposare in una ciotola coperto da un panno per tutta la notte.
Fatto ciò, formare un panetto lungo 40 cm , largo 20 cm , alto 2
cm.
Cuocere a 190°C per circa 30 minuti o più a seconda del forno.
Una volta tiepido, affettare ad uno spessore di 2 cm e lasciar
raffreddare.
Se si vuole la versione morbida non occorre far altro. Se,
invece, si vuole quella croccante, rimettere in forno ancora 5 minuti per
parte.
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