A Scuola con lo chef - LA SFOGLIA - Maestro Riccardo Scevaroli
La pasta
sfoglia rappresenta una delle preparazioni base e fondamentali della
pasticceria, poiché è estremamente versatile e si adatta a una varietà di
preparazioni dolci e salate. Basti pensare a salatini, pizzette, cannoncini,
voul au vent, ventaglietti, sino ad arrivare alle preparazioni più famose come
la millefoglie, la saint honorè, la tarte tatin classica etc.
La
leggenda narra che questa pasta sia nata, come spesso accade in pasticceria,
per errore nel tentativo di un pasticcere distratto di correggere una pasta briseè
inserendo del burro a pezzetti nell’impasto e stendendola con il mattarello. In
realtà questo impasto sembra sia nato nel XVII secolo ad opera di Claude
Lorrain.
Claude
Lorrain, giusto per la cronaca, era un artista che si dilettava con la
pasticceria e come spesso accade arte e pasticceria vanno di pari passo.
La pasta
sfoglia classica è composta da quattro semplicissimi ingredienti ovvero: farina, acqua, sale e materia grassa.
La
corretta interposizione della materia grassa (panetto) fra gli strati di pasta
(pastello) consentono la lievitazione fisica del prodotto che è caratterizzato
da friabilità, leggerezza, una sfogliatura regolare, un ottimo sapore e colore
dato dalla quantità e qualità del burro utilizzato.
Per
favorire lo sviluppo della pasta sfoglia si può arricchire il pastello
aggiungendo uova intere, tuorli, vino vermouth (sino al 10% in peso sui
liquidi), aceto, succo di limone (2% sul peso farina).
Spesso
preferisco arricchire con uova intere piuttosto che solo tuorlo per due motivi,
uno perché la lecitina del tuorlo è un ottimo emulsionante, due perché
l'albumina contenuta nell'albume stabilizza la struttura della pasta dopo
l'aumento di volume
Il vino
influisce sul ph del glutine modificandolo in maniera positiva fornendo
maggiore tenacità e forza (quindi agisce da migliorante per farine mediamente
deboli quindi con un W 200-220); succo di limone o aceto servono per ridurre
gli effetti di imbrunimento della pasta dovuti alla carica enzimatica contenuta
nel burro, che si verificano di norma dopo 3-4 giorni di conservazione a +4°C.
Anche il
sale
gioca il suo ruolo, in dosi da 10 a 20 g su kg di farina dona maggiore sapidità
e colore, ma soprattutto agisce in maniera positiva sul glutine conferendo
consistenza e stabilità.
La pasta
sfoglia ricade in quella categoria di dolci dove la lievitazione è definita lievitazione
fisica, ovvero l’umidità del pastello sotto l’azione del calore
sviluppa vapore che trovando una barriera, la materia grassa, permette lo
sviluppo e la perfetta e regolare sfogliatura del prodotto.
In media
una pasta sfoglia sviluppa circa 10-14 volte il suo spessore in altezza, questo
solo nel caso in cui lo spessore di laminazione è inferiore agli 8 millimetri.
Maggiore è lo spessore della pasta e maggiore è la tendenza a cuocere la sola parte esterna a discapito della parte interna.
Maggiore è lo spessore della pasta e maggiore è la tendenza a cuocere la sola parte esterna a discapito della parte interna.
Facciamo
quindi una rapida carrellata sugli ingredienti base per fare una scelta
sapiente e capire dove si nascondono i problemi più comuni.
La farina
ha un ruolo chiave per un corretto sviluppo della sfoglia. Il suo contenuto
proteico e il tipo di glutine influenzano fortemente il risultato finale.
Il glutine è la struttura portante di questo tipo
di base, perché la rende compatta ed elastica ed in grado di trattenere
all’interno il vapore formatosi con il calore e di consentire la formazione di
quella struttura stratificata che è appunto la pasta sfoglia.
Utilizzando
farine
deboli si incorre in alcuni difetti tipici che sono uno scarso sviluppo
in cottura, fuoriuscita del grasso in cottura, untuosità elevata e un prodotto
finale “pesante” e dal marcato gusto di farina.
Al
contrario utilizzando farine di elevata forza si incorre
invece in altri tipi di difettosità tipici che vanno dall’ovalizzazione in
cottura, ad una estrema fragilità post cottura e ad un prodotto che alla
masticazione dà sensazione di legnosità.
La
farina scelta dovrà avere un glutine estensibile ed elastico,
quindi farine dal basso tenore proteico avranno bisogno di una più lunga
lavorazione, magari di un aggiunta di vino, succo di limone o aceto per
sviluppare la maglia glutinica e rallentare il degrado enzimatico più marcato
rispetto a una farina di forza.
Al
contrario una farina di forza richiede dei tempi di lavorazione inferiori alla
precedente perché a fronte di un impastamento eccessivo si genera un prodotto
con un glutine eccessivamente tenace che in cottura dà luogo a ritrazione della
sfoglia, e alla masticazione risulta non friabile.
Una farina equilibrata, per ottenere un
prodotto dotato di buono sviluppo, deve essere farina di tipo 00 W280 P/L 0.45.
La materia
grassa è fondamentale per una buona riuscita della sfogliatura, quindi
la scelta di prodotti di grande qualità è estremamente importante.
Come già
detto nei lievitati, la materia grassa da preferire è un burro di alta qualità e
dotato di ottima plasticità (in commercio nei circuiti professionali ci sono
anche burri in placche appositamente studiati per i lievitati che hanno
temperature di fusione e plasticità studiati per ottenere il miglior
risultato).
Il burro
deve infatti essere plastico, non appiccicoso e deve reggere lavorazioni
intense per garantire una ottima stratificazione.
Visti i
differenti tipi di prodotto, burro in panetto o in placche, abbiamo due
metodi tipici di preparazione del panetto che possiamo utilizzare:
1)
Panetto di burro: il burro viene impastato con parte della farina
d’impasto (generalmente il 20/30%). Necessita di un riposo in frigorifero per
evitare che l’eccesso di lavorazione possa causare la fuoriuscita della materia
grassa durante la lavorazione del prodotto. E’ anche influenzato da eccessiva
differenza di temperatura, e quindi di consistenza, rispetto al pastello. Come
visto per i lievitati sfogliati, la differenza di temperature per incassare
correttamente la materia grassa e permettere una uniforme distribuzione
all’interno degli strati è di 4°C (per cui generalmente un pastello a circa
10°C ed un burro a circa 6°C).
2) Burro piatto da
laminazione: in
questo caso si usa direttamente il burro in placche laminandolo prima dell’uso.
Generalmente con questo metodo si usa un pastello contenente materia grassa
(circa il 15%) riducendone di conseguenza i liquidi, per impermeabilizzare il
glutine e ottenere un prodotto maggiormente friabile
Panetto e pastello devono avere
consistenze simili altrimenti prevarrebbero alcune delle caratteristiche
dell’uno sull’altro pregiudicando il risultato finale.
Un pastello più duro del panetto porta ad avere la prevalenza della parte più
resistente a discapito della stratificazione, portando ad un prodotto
eccessivamente fragile e irregolare e di consistenza vetrosa.
Un panetto più duro del pastello può portare alla perdita di grasso, una base
eccessivamente unta e poco sviluppata.
Quindi una buona regola è:
materia grassa molle --> pastello molle
materia grassa dura --> pastello duro
materia grassa molle --> pastello molle
materia grassa dura --> pastello duro
Vediamo
ora la lavorazione del pastello come influisce sul risultato finale:
·
Un pastello lavorato per poco tempo, è caratterizzato da una formazione di glutine
ridotta per cui il prodotto finale è una sfoglia abbondante e leggermente
irregolare.
·
Un pastello lavorato per molto tempo dà una sfogliatura più regolare ma di sicuro
meno abbondante di quella del pastello lavorato per poco tempo.
Diciamo
che buona norma è, con una farina come quella che ho suggerito sopra, un
impastamento del pastello di circa 7-10 minuti ed uno stazionamento in
frigorifero di circa 1 h prima di procedere alle lavorazioni successive.
Fin'ora abbiamo parlato di tipo di pastello e panetto, per capire poi come sfogliare.
Abbiamo detto che la stratificazione panetto/pastello è fondamentale per
ottenere un buon risultato, per cui la corretta esecuzione della piegatura come
abbiamo visto anche nei lievitati diventa essenziale.
I
migliori risultati si ottengono nelle paste sfoglie ordinarie con 4 pieghe da 4
che danno circa 256 strati.
Per
stratificare correttamente si stende il pastello a uno spessore di 1,2-1,5 cm e
si mette il panetto di burro ( precedentemente appiattito e messo in frigo) al
centro.
Si
prendono i lembi esterni portandoli al
centro per “incassare il burro” facendo attenzione a non sovrapporli fra loro
Si
chiudono i lembi facendo poca pressione con il mattarello ( dare colpetti ) e si abbassa l’impasto allo spessore di circa
1 cm.
Il
panetto deve, quindi, avere una dimensione inferiore a quella del pastello
steso per permettere che i due lembi esterni possano congiungersi nella
mezzeria.
Bisogna dare la prima piega a quattro portando
i due lati (superiore ed inferiore) verso il centro e ripiegando a mo’ di libro.
Il
risultato finale deve essere una sorta di libro, appunto, con 4 strati.
Si mette il tutto in frigorifero per
almeno 30-40 minuti a stabilizzare coperto da pellicola per evitare che si
secchi la pasta.
Il
riposo è fondamentale per permettere al burro di riprendersi dallo stress della
laminazione e per eliminare le tensioni nella pasta dovute alla lavorazione,
quando si può è sempre meglio rispettare correttamente i tempi di riposo per
evitare molte delle problematiche che abbiamo visto nella scorsa lezione.
Si
abbassa nuovamente la pasta a circa 1 cm tirando nella direzione del “dorso del
libro” e si effettua un’altra piega a quattro.
Si
ripetono le operazioni sopra per altre 3 volte rispettando sempre i riposi in
frigorifero.
Una
volta effettuate le pieghe e fatto l'ultimo riposo la pasta è pronta per essere
stesa e formata per gli usi più svariati.
Veniamo
ora alla cottura che per ottenere una sfoglia di qualità eccellente è
fondamentale.
La
temperatura di cottura di una sfoglia varia dai 180°C ai 210 °C per sfoglie di
spessore 2,5 – 3 mm circa in base al prodotto che si desidera ottenere
Per
pezzature di spessore maggiore la temperatura va tenuta a 160°-170°C allungando
anche i tempi di cottura per ottenere un prodotto perfettamente cotto
all’interno e ben imbrunito all’esterno. Temperature moderate (190°C – 200°C
statico) permettono un evaporazione di una maggiore quantità di vapore
sviluppandosi molto bene e regolarmente in forno.
Temperature
più elevate consentono invece di attivare più rapidamente lo sviluppo facendo
lievitare molto velocemente la sfoglia
Esistono
moltissime varianti di ricette di pasta sfoglia utilizzabili per le nostre
preparazioni per cui ne ho scelte due classiche ed una al vermouth con cui
realizzare le più svariate applicazioni di pasticceria dolce e salata:
Vediamo la pasta sfoglia classica o francese
Pastello
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 500 g
Acqua 250 g
Sale fino 10 g
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 500 g
Acqua 250 g
Sale fino 10 g
Panetto
Burro 82% m.g. ( massa grassa) 500 g
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 100 g
Burro 82% m.g. ( massa grassa) 500 g
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 100 g
Per il
procedimento seguire quello indicato sopra.
A questo
punto si stende la sfoglia a 2,5 mm / 3 mm, si forma in base alla ricetta
voluta e si procede alla cottura.
Vediamo
una delle cotture tipiche per una sfoglia da utilizzare nel millefoglie o nella
diplomatica
Per
ottenere della sfoglia per millefoglie o diplomatiche con una cottura molto
ambrata e pronunciata si stende la sfoglia a circa 2,5 mm, si lascia riposare e
la si cosparge di zucchero semolato.
Si cuoce
in forno ventilato a 200°C per circa 6-7 minuti, si toglie dal forno, si
appoggia sopra della carta da forno e una griglia metallica e si rimette in
forno a 160-170°C ventilato per altri 15 minuti circa.
Si
toglie dal forno, si cosparge la superficie di miscela di zucchero e destrosio
1:1 e si mette qualche minuto a caramellare a 220-240°C per 4 minuti.
A fine
cottura si mette a riposare su una grata per evitare formazione di condensa fra
il fondo della sfoglia e la teglia.
Una
volta raffreddata potete procedere all'assemblaggio della millefoglie
Ricetta della pasta sfoglia all'italiana
Rispetto
alla francese, vedrete che questa versione ha della massa grassa (burro) anche
nella preparazione del pastello
Pastello
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 500 g
Acqua 285 g
Sale fino 14 g
Burro 82% m.g. 215 g
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 500 g
Acqua 285 g
Sale fino 14 g
Burro 82% m.g. 215 g
Panetto
Burro 82% m.g. 500 g
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 215 g
Burro 82% m.g. 500 g
Farina 00 – W280-300 p/l 0,55 215 g
Il
procedimento è analogo al precedente, tranne per il pastello dove si incorpora
nella bacinella della planetaria farina burro sale e si impasta con l’acqua per
7-10 minuti.
Per le
pieghe, la formatura e la cottura si fa esattamente in analogia a quella
classica.
Vediamo
ora una sfoglia al vermouth, interessante sia come sapore, sia perché permette
di lavorare anche con farine di medio/bassa forza
Pastello
Farina 00 – W260-280 p/l 0,55 500 g
Acqua 170 g
Vermouth 65 g
Sale fino 12 g
Malto 6 g
Uova 30 g
Burro 82% m.g. 125 g
Farina 00 – W260-280 p/l 0,55 500 g
Acqua 170 g
Vermouth 65 g
Sale fino 12 g
Malto 6 g
Uova 30 g
Burro 82% m.g. 125 g
Panetto
Burro 82% m.g. 500 g
Farina 00 – W260-280 p/l 0,55 125 g
Burro 82% m.g. 500 g
Farina 00 – W260-280 p/l 0,55 125 g
Il procedimento è analogo al precedente, tranne per il
pastello dove si incorpora nella bacinella della planetaria farina burro acqua
sale e malto e si impasta con l’acqua fino a incorporazione e si aggiunge poi
uova e vermouth impastando in seconda velocità per 7-10 minuti.
Una
piccola curiosità e approfondimento sulla modalità di cottura
L’umidità
nella camera di cottura influenza le caratteristiche del prodotto finale, una
cottura con valvola chiusa crea un prodotto con alveolatura piccola e numerosa.
Una
cottura a valvola aperta darà un prodotto con alveoli di dimensione più grande.
Per
ottenere un buono sviluppo, è sempre meglio cuocere con umidità in camera per
circa il 70% del tempo di cottura per poi rilasciare gradualmente il vapore
formatosi.
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